 | CoLAP Newsletter # 3-2014 Martedì, 08 Aprile 2014
|

Via Gallonio, 18 – Roma – 00161 www.colap.it | In questo numero parliamo di:   
| Eccoci ad un nuovo appuntamento con la Newsletter CoLAP ! Di cosa parliamo… - Una riflessione sul nuovo piano per il rilancio dell’economia
illustrato dal Governo Renzi. La presidente del CoLAP Emiliana Alessandrucci, alla luce dei provvedimenti presentati, offre alcuni spunti critici, indicando proposte e interventi finalizzati al supporto e alla crescita del mondo delle professioni associative. - Un excursus sul tema della comunicazione digitale,
dagli statici processi comunicativi ai tempi di Internet 1.0 al vero e proprio sviluppo della comunicazione multidirezionale nell’era del web 2.0, grazie all’evoluzione delle nuove tecnologie e ai nuovi approcci interattivi tra web e utenza. - Il Ministero dello Sviluppo Economico traccia un primo bilancio della legge 4/2013
a un anno dalla sua attuazione, attraverso un’analisi approfondita degli aspetti positivi e delle criticità della legge e del ruolo ricoperto dal mondo delle associazioni professionali. - Tutela legale, grazie alla convenzione siglata tra il CoLAP e D.A.S., dedicata ai professionisti iscritti alle associazioni CoLAP.
- Una scheda descrittiva sulla figura professionale del Consulente Coniugale e Familiare, dalle attività e competenze che la caratterizzano ai numeri presenti in Italia.
Vi invitiamo numerosi a registrarvi alla nostra newsletter sul sito www.colap.it nella sezione “Keep in Touch”. Buona lettura!
| 
Il Job Act del CoLAP di Emiliana Alessandrucci – Presidente CoLAP Proposte di innovazione del mercato del lavoro del CoLAP. Occorre implementare, supportare far crescere le professioni associative e il lavoro autonomo giovanile e femminile per dare una seria sferzata all’occupazione. PILLOLE DI RIFORMA: FORMAZIONE: OBIETTIVO: supportare la formazione del professionista come strumento di tutela dell’utenza ma anche di mantenimento dell’occupabilità | PROPOSTA: aprire accesso ai fondi interprofessionali e ripensare il sistema della formazione finanziata | MOTIVAZIONE e APPLICABILITA’: attualmente i professionisti associativi sia essi liberi (afferenti alla gestione separata dell’INPS), che imprenditori, che soci di società o di cooperative non hanno diritto ad accedere ai fondi interprofessionali per finanziare la loro formazione. Occorre allargare l’acceso a tali fondi anche ai professionisti e non solo ai loro dipendenti, sia destinando lo 0,30 anche per chi non è dipendente sia trovando soluzioni alternative come hanno fatto altri fondi per finanziare la formazione di lavoratori esentati dallo 0,30. Questo provvedimento includerebbe anche i co co pro che oggi solo marginalmente possono accedere a tale diritto e che sono invece sempre più esposti all’obsolescenza delle competenze |
FORMAZIONE E POLITICHE ATTIVE: OBIETTIVO: orientare e formare nuovi professionisti alle professioni associative, per creare nuovi opportunità occupazionali | PROPOSTA: rivedere i sistemi di formazione delle Regioni nella definizione dei profili professionali per aprire assi di orientamento e formazione anche alle professioni associative fino ad oggi fuori da ogni logica di riplacement, di investimento, di creazione di nuovi posti di lavoro. | MOTIVAZIONE e APPLICABILITA’: promuovere percorsi formativi finalizzati alla formazione di nuovi professionisti (alle professioni associative ). Soprattutto progetti per la occupabilità giovanile e femminile (i tassi di femminilizzazione in alcune delle nostre associazioni sono altissimi, arrivano anche al 70%), avviare processi strutturati di accompagnamento alla libera professione prendendo esempio anche da progetti relativi alla autoimprenditoria. Si potrebbero avviare i percorsi di orientamento, formazione e tirocinio coinvolgendo per la progettazione e il tirocinio direttamente le associazioni e gli studi professionali e le società afferenti; studi professionali e società professionali restano spesso fuori dai circuiti di stage e tirocinio tradizionali! Sarebbe importante avviare anche all’interno dei percorsi di formazione obbligatori legati alla Cassa integrazione in deroga percorsi professionalizzanti finalizzati alla libera impresa o comunque alle professioni associative (alte professionalità). |
PREVIDENZA: revisione della GESTIONE SEPARATA INPS e facilitazioni per neo ingressi OBIETTIVO: rivedere il sistema contributivo dei professionisti a partita iva afferenti la gestione separata dell’INPS | PROPOSTA: formulare una proposta di revisione della gestione separata inps almeno per i professionisti a partita iva esclusiva. Proporre sistemi agevolati di contribuzioni per i giovani e le donne che entrano nella gestione. | METODOLOGIA E APPLICABILITA’: la legge di stabilità ha bloccato l’innalzamento contributi della gestione separata dell’INPS per i professionisti a partita iva esclusiva (fermando la legge Fornero che prevede un innalzamento della stessa fino al 33% nel 2018); ma questo blocco non è sufficiente ( a dicembre 2014 ci ritroveremo a discutere dello stesso problema) occorre procedere con una riforma strutturale della Gestione Separata INPS. L’atto di iniquità sociale a cui sono sottoposti i nostri professionisti (che oggi pagano nonostante il blocco ben il 27% contro il 7-14% delle casse previdenziali)è insostenibile e investe completamente i principi di sviluppo della libera concorrenza; provoca sommerso, scoraggia gli investimenti e la scelta professionale. La gestione separata pur essendo l’unica cassa in attivo ( gli attuali contributi sono maggiori delle prestazioni erogate, essendo una cassa molto giovane ’96)sta perdendo non solo numero di contribuenti, ma anche capitali versati. Molti professionisti mistificando parte della loro condizione tentano di entrare nella cassa commercianti o di trovare altri escamotage; l’escamotage non è per noi né una proposta tantomeno una soluzione. La nostra proposta sarebbe quella di far uscire i professionisti a partita iva esclusiva e creare una cassa ad hoc, o liberalizzare loro l’accesso alle casse previdenziali degli ordini professionali. Comprendendo le ostilità riscontrate dalla direzione dell’INPS in tal senso si potrebbe procedere equiparando il contributo previdenziale e le prestazioni a quello del commercio. L’abbassamento dell’aliquota contributiva permetterebbe di recuperare molto sommerso e di incentivare l’apertura di nuove partite iva e di nuove professionalizzazioni.Proprio come avviene nelle casse di Previdenza i neo iscritti hanno delle facilitazioni contributive(esempi:inarcassa, cassa degli psicologi) molto rilevanti nei primi anni di attività, tali riduzioni di contributi possono incidere enormemente sulle proprie capacità di fare reddito e investimento e incentivare l’avvio della professione. |
MATERNITA’ E PATERNITA’ OBIETTIVO: allargare il diritto alla “partecipazione alla famiglia” alle donne e ai lavoratori atipici, liberi e imprenditori | PROPOSTA: rendere flessibile il periodo di congedo e non fissarlo obbligatoriamente ad 1/ 2 mesi prima del parto e 3/ 4 mesi dopo. Allargamento del congedo (in forma ridotta e solo post nascita) ai Padri. | MOTIVAZIONE E APPLICABILITA’: la flessibilità del congedo per maternità va incontro alle richieste di flessibilità della lavoratrice che potrebbe avere diverse esigenze conciliative rispetto al lavoro tipico e dipendente e soprattutto non la costringe ad interrompere una continuità lavorativa che potrebbe essere legata al periodo e pertanto posticiparla vorrebbe dire perdere il lavoro. Nei lavori flessibili è esclusa la partecipazione del padre al congedo e quindi al tempo dedicato alla crescita del figlio tutto il lavoro familiare grava sulla moglie e solo a lei viene offerta la sospensione dell’attività. Pertanto anche all’uomo padre potrebbe essere offerta la sospensione professionale retribuita per un periodo massimo di 2 mesi. La proposta potrebbe poi allargarsi e riguardare un prolungamento del periodo di sospensione della coppia (come avviene nei paesi nordici)se almeno il 30 % della sospensione gravi sull’uomo. (per esempio il congedo post parto può arrivare a 7 mesi se il padre ne usufruisce di almeno 2). |
AGEVOLAZIONI FISCALI E FINANZIARIE PER I NUOVI INGRESSI OBIETTIVO: incentivare il lavoro autonomo e la piccola imprenditoria | PROPOSTA: proporre agevolazioni fiscali anche attraverso posticipazione dei pagamenti tributi (agevolazioni finanziarie) per soggetti che accedono alla nuova libera professione e alla piccola imprenditoria. | MOTIVAZIONE E APPLICABILITA’: le agevolazioni fiscali sono spesso legate all’età; provvedimento che per certi ambiti occupazionali non sempre è da considerarsi vantaggioso; infatti oggi a seguito di riplacement, di spin off, di mobilità e di precarizzazione del lavoro il lavoro autonomo o la piccola imprenditoria diviene un progetto nella seconda parte lavorativa di un professionista normalmente tra i 35/35 anni. Pertanto il vincolo di agevolazione dovrebbe essere legato al fatto di trovarsi alla prima esperienza. Ovvero le agevolazioni fiscali dovrebbero essere previste per soggetti che si affacciano con progetti nuovi alla libera professione e/o alla piccolo imprenditoria o auto imprenditoria. La questione dei pagamenti dei tributi è una nota dolente per il professionista, perché spesso (soprattutto se lavora per la PA o per le grandi imprese)si trova a pagare le tasse su redditi ancora non percepiti e l’anticipazione finanziaria diventa insostenibile, quindi si chiede la dilazione del pagamento del fisco fino a fattura incassata. |
STRUMENTI ANTI CRISI: Nuovo approccio agli ammortizzatori sociali OBIETTIVO: trovare strumenti a sostegno del professionista in situazioni di crisi. | PROPOSTA: accantonare un fondo (simile a quello della cassa integrazione ordinaria/straordinaria) al fine di retribuire percentualmente i liberi professionisti in crisi (come CIGO/S) attraverso l’approvazione di piano di sviluppo, ripresa, conversione. | METODOLOGIA E APPLICABILITA’: il professionista non chiede l’accesso alla cassa integrazione o alla mobilità ma supporto a progetti di sviluppo, ripresa e conversione che in tempo di crisi non riesce a finanziarsi da solo. Parte degli altissimi contributi che versa potrebbero essere accantonati (come avviene per i dipendenti che si finanziano la cigo)per fare un fondo che supporti il professionista in caso di difficoltà e che finanzi piccoli progetti di ripresa, senza gravare nelle economie del paese. |
| La comunicazione digitale e il web associativo 2.0
di Dario Ciampoli – Consigliere Direttivo CoLAP Lavorando all’organizzazione di un prossimo convegno, per il quale sono stato invitato ad affrontare il tema della comunicazione digitale nell’era del web 2.0, non posso fare a meno di analizzare un elemento che nel passato, ai tempi di internet 1.0, ha rappresentato un vincolo reale e spesso erroneamente gestito: il ROI (Return On Investment), riferito ai sistemi web e di comunicazione digitale. Certo, fino a qualche anno fa il processo di comunicazione via web era assolutamente unidirezionale ed i siti internet rappresentavano esclusivamente delle vetrine digitali che esponevano “all’internauta” informazioni di contesto e/o prodotti e servizi. In tale ambito, anche e non solo in realtà mediamente piccole e dalle risorse limitate, quali le Associazioni professionali, in cui “era necessario apparire su internet”, si palesavano diverse difficoltà nell’intravedere risultati tangibili della specifica attività di comunicazione, al fine di ottenerne successivamente un presunto vantaggio competitivo. L’approccio pareva molto simile alla prenotazione di una “poltrona in internet”, con particolare enfasi sull’apparire (cosa sei) piuttosto che sull’essere (cosa fai). In questo scenario, internet è stato quasi sempre approcciato come un puro canale di contatto orientato al marketing, i cui risultati erano di difficile interpretazione, a causa di molteplici fattori, tra cui il targeting dell’utenza, assai nuova ed articolata, nonché il ritorno parziale ed indiretto in termini di gradimento dell’iniziativa, che si concretizzava nella difficoltà di pianificare e quantificare un Ritorno dell’Investimento stesso (ROI). Fortunatamente, con il passar del tempo e con l’avvento del web 2.0 le cose sono radicalmente cambiate. Esso si riferisce alle tecnologie che permettono ai dati di diventare indipendenti dalla persona che li produce o dal sito in cui vengono creati. L’informazione può essere suddivisa in unità che viaggiano liberamente da un sito all’altro, spesso in modi che l’autore non aveva previsto o inteso. Il Web 2.0 lascia ai dati una loro propria identità, che può essere cambiata, modificata o integrata da chiunque per uno scopo preciso ed una volta che i dati hanno un’identità (o una nuova identità), la rete si sposta da un insieme di siti web ad una vera rete di portali in grado di interagire ed elaborare le informazioni collettivamente (la nuvola). Dion Hinchcliffe, esperto di fama mondiale di Information Technology, business strategy e next-generation enterprises, scrive nel suo “Web Services Journal” – E’ molto importante il valore del web 2.0: - Potenzia la lunga coda (Long Tail). Amazon ed eBay hanno usato quest’idea per costruire società che valgono miliardi su miliardi.
- L’informazione in piccoli pezzi, slegati.
Il monoblocco non esiste più, non è agile. Quello che si è costruito non si può aggregare, non si può distribuire valore sostenibile, né sopravvivere a lungo. - Self Service e Partecipazione.
Incoraggiare questa visione permette di cogliere nuovi valori nelle applicazioni di web 2.0, 24 ore su 24. Esempi: tagging, ranking, trackback e reputazioni. - Decentralizzazione dell’Informazione
- Integrazione e Riutilizzo.
Le funzioni del web 2.0 possono essere riutilizzate, integrate, aggregate, ricercate ed il valore che ne risulta può essere nuovamente reintegrato in una eventuale nuova applicazione.
Dunque, negli ultimi anni abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un repentino ed entusiasmante cambio generazionale, mediante il passaggio al web 2.0, affrancandoci quindi da un ottica di ROI (Return On Investment) ed approdando quindi all’analisi sul ritorno, in termini di “payback”, del coinvolgimento degli individui (ROI – Return On Involvment). “Return on Involvement”, parole che stimolano particolarmente l’interesse di coloro che hanno il desiderio di individuare eventuali punti di contatto tra la gestione (management) e le tecnologie a supporto, che si tratti di Associazione professionale o di azienda. “Return on Involvement”, una locuzione che esprime un preciso significato e costituisce un’entità lessicale autonoma, che cela dietro di se concetti assai “preziosi” quali: partecipazione, coinvolgimento, impegno. Eccole, sono proprio loro le parole magiche alla base del “punto di contatto” e sono proprio loro che in questi ultimi anni hanno segnato una svolta epocale nel mondo della comunicazione, con l’aiuto e l’evoluzione delle nuove tecnologie. Esse costituiscono, a differenza di quanto accadeva in passato, elementi bidirezionali che impegnano entrambi gli attori coinvolti nel processo comunicativo: l’Associazione ed il Professionista; la prima mediante un’immediata risposta al riscontro del servizio offerto ed il secondo mediante contributi fattivi, concreti e tangibili. Le Associazioni professionali che sapranno mettersi in discussione mediante una rivisitazione della propria organizzazione, dei propri processi e delle procedure a supporto, proponendo un uso intelligente della tecnologia, intesa come elemento abilitante al proprio “business”, nonché i Professionisti che si adopereranno all’utilizzo quotidiano delle nuove metodologie e dello “strumento tecnologico” partecipando attivamente al processo di comunicazione multidirezionale, potranno trarre il massimo beneficio da questa immensa rivoluzione culturale. Dunque, tutto ciò si renderà disponibile esclusivamente se le Associazioni Professionali ed i Professionisti 2.0 avranno il “coraggio” di modificare e sviluppare il proprio approccio alla comunicazione, mediante un uso quotidiano dei nuovi canali di contatto, facendo leva sulla forza del cambiamento. Valery Nikolaevic Brumel Olimpiadi di Tokyo del ’64 2,18m | Richard Douglas Fosbury Olimpiadi di Città del Messico del ‘68 2,24m |  |  |
Stay Connected !
| Un Anno è trascorso: Un primo bilancio per la Legge 4/2013
di Emilio Rossillo – Dirigente Div. XVII (Qualità dei prodotti e dei servizi) – D.G. Mercato, Concorrenza, Consumatore, Vigilanza e Normativa Tecnica – Ministero Sviluppo Economico Il 12 febbraio 2014 è trascorso il primo anno dall’entrata in vigore della legge 14 gennaio 2013, n. 4, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 22 del 26 gennaio 2013. E’ ormai possibile cominciare a tracciare, sia pure con qualche approssimazione, un primo bilancio della sua attuazione, che ha visto coinvolti, oltre al Ministero dello Sviluppo Economico, l’UNI, e ACCREDIA, oltre ovviamente al mondo delle associazioni professionali e dei singoli professionisti, con un ruolo secondario, ma non marginale, del Ministero della Salute. Come, in un bilancio d’impresa, è necessario contrapporre i ricavi e i costi, in questo caso bisogna confrontare gli aspetti positivi e negativi della legge. Senza togliere nulla all’importanza delle norme tecniche e della relativa certificazione, in questa sede pare opportuno concentrarsi sul ruolo delle associazioni e dell’elenco tenuto dal MiSE (Ministero Sviluppo Economico), ai sensi dell’art.2, comma 7, della legge 4. Tra gli aspetti positivi possiamo senz’altro citare l’interesse manifestato dal mondo dei professionisti e dal mercato, con un notevole protagonismo da parte delle associazioni: non solo di quelle già esistenti e organizzate, riunite in buona parte nel CoLAP ed in minor misura in altre “forme aggregative” (come la legge le denomina all’art.3), ma anche delle numerose associazioni che si sono costituite nel corso di quest’anno, sull’onda della nuova legge, sia per settori professionali ormai consolidati che per nuove attività di servizi. Spesso gli uffici ministeriali sono stati coinvolti da richieste di informazioni e di assistenza per la formazione di nuove associazioni o per verificare se le associazioni esistenti rientrassero o meno nel campo di applicazione della legge, come pure da richieste di singoli professionisti in ordine all’applicazione della legge, soprattutto nei primi giorni dalla sua entrata in vigore. Bisogna dire, peraltro, che la pubblicazione sul sito web, in tempi rapidi (praticamente nei giorni di entrata in vigore della legge), delle istruzioni per l’entrata nell’elenco e di una prima scheda illustrativa sulla legge, hanno ridotto di molto l’incertezza. Tuttavia, alcuni dubbi sono rimasti, come dimostra il numero dei quesiti rivolti al MiSE anche nei mesi successivi, anche a causa di un atteggiamento non sempre corretto della stampa e dei “media” (su questo si dirà più avanti). Tale interesse è stato condiviso anche dal mondo politico e giornalistico, come dimostra l’elevato numero di convegni ed eventi tenutisi in tutta Italia, sia a cura delle singole associazioni che delle loro forme aggregative: ad esempio l’evento “F.A.R.E. Professionisti” del 12 dicembre 2013, organizzato dal CoLAP, a cui ha partecipato il Ministero dello Sviluppo Economico nella persona del Direttore generale competente, dr. Vecchio. A molti di questi eventi hanno partecipato esponenti del mondo politico, a cominciare dai parlamentari che si erano impegnati per l’approvazione della legge 4, ma senza escludere forze politiche di recente formazione. Tale interesse si è ovviamente manifestato anche nella presentazione delle dichiarazioni delle associazioni per l’inserimento nell’elenco del MiSE. Per entrare nello specifico, alla data dell’11 febbraio 2014, primo anno di attuazione della legge, i dati erano così riassumibili (cfr. slide 1): a fronte di 117 associazioni richiedenti, ne sono state inserite 39, di cui la maggior parte rientranti nella seconda sezione, riservata alle associazioni che intendono autorizzare i propri soci ad utilizzare l’attestazione di iscrizione quale marchio o attestato di qualità dei servizi prestati, come previsto anche dalla direttiva europea sui servizi. Per valutare questi dati bisogna tenere presente che, secondo dati forniti il 27 novembre 2013 in un seminario presso il CNEL, a quella data erano state presentate in tutto 106 richieste per entrare nell’elenco tenuto presso il Ministero della Giustizia ai sensi del D.Lgs. 206/2007; per la precisione, a quella data le associazioni inserite nell’elenco erano solo 29, poi salite a 44 alla data dell’11 febbraio 2014. Sebbene siano diversi i requisiti richiesti, va comunque notato che in un anno di attuazione è stato superato il numero delle richieste pervenute al Min. Giustizia in circa sei anni. Per la cronaca, alla data del 14 marzo 2014 il numero delle associazioni richiedenti è salito a 126, di cui 43 inserite nell’elenco ministeriale. Un altro lato positivo, se è permesso sottolinearlo, è la semplicità e la gratuità delle modalità di dichiarazione, condotte in genere in via informatica e gestite dal Ministero in modo sostanzialmente informale, con prevalenza dei contatti e-mail e telefonici, con maggiore soddisfazione dell’utenza. Dall’altro lato, oltre alle luci bisogna sottolineare anche le ombre. Al primo posto si può notare una certa ambiguità di alcuni commi della legge, ad esempio che, specie nella definizione delle attività escluse dal suo campo di applicazione, lascia margini eccessivi all’interprete. Questo si è ripercosso sulla trattazione delle dichiarazioni presentate al Ministero, chiamato ad un compito delicato (e talvolta improbo) di interpretazione della legge. Il punto più delicato è senz’altro quello relativo alle professioni sanitarie, dato che su iniziativa del Ministero della Salute, la Conferenza Stato-Regioni ha sancito nel mese di febbraio 2013 un accordo che ne delimita in qualche modo il campo, demandando tuttavia al Consiglio Superiore di Sanità l’individuazione delle attività rientranti in tale definizione. Tale iniziativa, peraltro poco nota al pubblico, ha causato grossi dubbi interpretativi, purtroppo non risolti. Comunque, dopo una fase iniziale di incertezza, i due Ministeri hanno sviluppato forme di collaborazione che dovrebbero portare ad un chiarimento in materia, si spera definitivo. Altro punto dubbio relativo all’ambito di applicazione riguarda il concetto di attività riservate per legge ai soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell’art. 2229 del codice civile. Dato che questo articolo rimanda a sua volta alla legge, si è ritenuto che tale esclusione non riguardasse solo gli ordini e collegi propriamente detti, ma tutte quelle attività per cui una legge prevedesse requisiti obbligatori e la previsione di una pubblica autorità che verificasse in qualche modo il rispetto. Tuttavia, questa interpretazione non è priva di “zone grigie” sulle quali si crea talvolta un contraddittorio con le associazioni, peraltro mai sfociato in contenzioso legale. Altro punto non sempre positivo è la scarsa comprensione della legge da parte di alcune associazioni, che porta a fare confusione fra le attività di competenza dell’associazione e quelle invece riservate ad altri soggetti: un esempio è l’uso non corretto di termini relativi alla certificazione o all’accreditamento. Sugli errori più comuni, si rimanda alle slide pubblicate in seguito (cfr. slide 2-5). Per concludere, un cenno al ruolo dei “media”. Se da un lato essi hanno contribuito ad accrescere l’interesse del pubblico per la legge e per il mondo delle nuove professioni, talvolta alcuni argomenti sono stati trattati con superficialità ed approssimazione. Il problema, peraltro, non riguarda solo questo settore. Slides di Approfondimento
| Associazioni CoLAP tutelate con D.A.S.
a cura di D.A.S. Tutela Legale CoLAP, da sempre attenta alle esigenze delle proprie associazioni iscritte, ricorda a tutti gli aderenti la convenzione siglata con D.A.S. SpA, che offre una copertura di tutela legale a condizioni assolutamente vantaggiose. L’accordo con D.A.S. prevede due tipi di polizze, che tutelano in particolare: - l’associazione,
che può scegliere di assicurare il Presidente e gli altri membri del Consiglio direttivo o di estendere la copertura anche a dirigenti e dipendenti; - il singolo professionista,
che può personalizzare la copertura sulla base delle specifiche esigenze della propria attività. Le garanzie previste operano a favore del Contraente e delle persone che collaborano con lui nell’attività professionale, vale a dire i soggetti iscritti nel Libro Unico del Lavoro, i familiari, gli affini, i praticanti e gli stagisti.
La polizza garantisce nello specifico: - assistenza legale nel caso in cui le persone assicurate siano sottoposte a procedimento penale per delitto colposo o per contravvenzione o per delitto doloso,
purché vengano prosciolte o assolte con decisione passata in giudicato. Sono compresi i procedimenti penali per delitto doloso derivanti da violazioni in materia fiscale ed amministrativa; - assistenza legale nel caso in cui le persone assicurate debbano sostenere controversie relative a danni extracontrattuali subiti a persone e/o a cose per fatto illecito di terzi;
- assistenza legale nel caso in cui le persone assicurate debbano sostenere controversie relative a richieste di risarcimento di danni extracontrattuali avanzate da terzi,
in conseguenza di un loro presunto comportamento illecito. Tale garanzia opera soltanto nel caso in cui il caso assicurativo sia coperto da un’apposita assicurazione di Responsabilità Civile e ad integrazione e dopo esaurimento di ciò che è dovuto da detta assicurazione; - assistenza legale per la tutela dei diritti delle persone assicurate nel caso in cui debbano presentare opposizione avanti l’Autorità competente avverso una sanzione amministrativa di natura pecuniaria
e/o non pecuniaria. Tale garanzia si attiva nei casi di irregolarità riscontrate nell’ambito della normativa vigente, ad esempio in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. n. 81/2008), (in materia); in tema di tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali (D.Lgs. n. 196/2003); in materia di Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica (D. Lgs. n. 231/2001). - assistenza legale nel caso di contestazioni da parte del proprio Ordine Professionale/Autority,
con avvio di procedimento disciplinare a proprio carico. La tutela vale anche per l’impugnazione del provvedimento sanzionatorio davanti al Giudice Ordinario di primo grado; - consulenza legale telefonica
tramite numero verde, per avere un primo confronto diretto con un Professionista esperto nell’ambito delle materie in copertura. Potersi avvalere di un Avvocato per comprendere i propri diritti e doveri di fronte ad una situazione di natura legale che ci si trova a dover affrontare, è fondamentale per prevenire eventuali contenziosi o per risolverli al meglio. Le garanzie riguardano i casi assicurativi che insorgano e debbano essere processualmente trattati ed eseguiti:- in tutti gli Stati d’Europa (nelle ipotesi di danni extracontrattuali o di procedimento penale);
- in Italia, Città del Vaticano e Repubblica di San Marino (nell’ipotesi di Opposizione alle Sanzioni Amministrative e per i servizi di Consulenza Legale, tramite numero verde).
Con questo accordo CoLAP ha ritenuto di offrire alle proprie associazioni e ai loro iscritti l’opportunità di lavorare sereni, garantendo un supporto concreto a coloro che rischiano tutti i giorni di essere ingiustamente accusati di abuso di professione. E’ possibile estendere le garanzie anche all’ambito contrattuale e alle vertenze con i clienti, compreso il recupero crediti. Per richiedere un incontro con un referente di D.A.S. al fine di comprendere meglio i contenuti dell’iniziativa contattare lo 045/8378901 o scrivere a servclienti@das.it CHI E’ DAS D.A.S. è l’organizzazione internazionale numero uno al mondo nel ramo assicurativo della tutela legale, presente in 18 paesi con 13 milioni di clienti e 1.218 milioni di raccolta premi. D.A.S. Italia è stata fondata nel 1959, ad oggi annovera 340.000 clienti, oltre 40.000 sinistri gestiti ogni anno e una rete di vendita di 1.550 intermediari. Nel 2012 è tornata ad essere la Compagnia leader sul territorio nazionale tra le specializzate nella tutela legale.
| Parliamo di… nuove professioni
Il Professionista: Consulente Coniugale e Familiare - Attività professionale:
La consulenza familiare si qualifica come una relazione socio-educativa che mira a fare della persona, della coppia e della famiglia, le protagoniste del superamento delle proprie difficoltà, instaurando un rapporto di fiducia e di collaborazione, affinché, con le proprie risorse, superino il momento di disagio, nel “qui e ora” ed all’interno del ciclo di vita della famiglia. - Competenze:
Il Consulente Familiare è il professionista che attua percorsi socio-educativi centrati su comportamenti e tecniche di accoglienza, empatia ed ascolto, che valorizzino la persona nella sua totalità. Si occupa dell’intero ciclo di vita della famiglia e agevola i singoli, la coppia e il nucleo familiare a mobilitare, nelle situazioni critiche, le risorse interne ed esterne per le soluzioni possibili. - Numeri in Italia:
I Consulenti Familiari sono nati nel 1948 come operatori nei Consultori familiari privati, si sono organizzati in Associazione nel 1977, e attualmente sono diffusi in tutte le regioni, presenti in Enti pubblici e privati, e in libera professione. - Associazioni CoLAP di riferimento: A.I.C.C. e F. – Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari – www.aiccef.it
| Vuoi cambiare la tua iscrizione alla Newsletter ? Cambia la tua sottoscrizione Non vuoi più ricevere la Newsletter CoLAP ? Safe Unsubscribe |
|